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Preparare il futuro

In un mercato piccolo ma strategico quale l’Italia, se si guarda in prospettiva mondiale si stima che nei prossimi 5 anni resteranno scoperti 280 mila posti di lavoro specializzati di carattere tecnologico: è opportuno pertanto organizzare da ora lo sviluppo dei talenti necessari. Solo una formazione adeguata all’evoluzione può assicurare un futuro alle aziende. Queste, per “stare in piedi” nel contesto dinamico che si prospetta, devono “imparare”; lo dimostra il fatto che le attuali economie che reggono sono quelle che hanno incentivato cultura e formazione e che collaborano con altre imprese in un contesto di circolazione delle esperienze per fare innovazione. Le mansioni operative saranno modificate, per proiettarle verso un futuro di professionalità e competenze digitali, coniugate alla creatività. E si passerà dagli attuali “periti” sfornati dalla scuola attuale ai “digital maker”.

Per una organizzazione, qualunque sia la sua dimensione, il sapere lavorare in gruppo, il possesso di metodologie di lavoro (problem solving, pensiero creativo, e così via) e il saper prevedere le competenze di cui si avrà bisogno nei 4-5 anni a venire costituiscono aspetti fondamentali. La consapevolezza di questo aspetto deve tradursi in obiettivi del piano di business, tali da definire le competenze da sviluppare, coerentemente con gli obiettivi della strategia stessa. Occorre impostare modelli di formazione continua che consentano ad ogni parte dell’azienda (sino alla singola persona) di operare in maniera coordinata. L’autore dell’articolo citato a margine (1) riporta che oggi solo il 29% della forza lavoro possiede elevate competenze digitali (nell’UE è il 37%); ma non ci si deve limitare a questa tipologia di competenze. Secondo il World Economic Forum, “entro il 2022 l’automazione cancellerà 75 milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne saranno creati altri 122 milioni. Non c’è ombra di dubbio che il sistema formativo vada adeguato; il problema è quello del “come”. La risposta che dà Luciano Floridi (filosofo dell’informazione a Oxford) è quella di puntare su quei “linguaggi della informazione (anche musica, composizione, architettura, ecc.) che permettono di leggere e scrivere informazione, onde arricchire il capitale semantico e mirare alla personalizzazione”: questa è la direzione dell’apprendimento. L’aspetto formativo deve riguardare anche le capacità di ascolto e interazione fra manager e collaboratori.

Secondo i dati EY (leader nei servizi professionali e nella consulenza) non più del 20% delle grandi aziende (assai poche delle Pmi) si sono adeguate al modello di formazione lifelong, con l’obiettivo di creare competenze che vadano oltre l’aspetto meramente tecnico, per integrarsi con la creazione di softskillche formino persone flessibili e in grado di operareinsieme.

Lo sviluppo dell’automazione inciderà anche sulle mansioni a livello operativo: quelle ripetitive standard sono destinate a scomparire per lasciare il posto ad una figura che sia in grado di coniugare il maker analogico classico con competenze digitali, utilizzare le tecnologie più avanzate e le macchine “intelligenti”. Queste considerazioni inducono pertanto a investire nella formazione.

Luca De Biase (2), riferendo in merito alla francese Station F (impresa di accelerazione dell’ecosistema dell’innovazione), rileva come questa gigantesca struttura, coinvolgendo un migliaio di StartUp e raffrontando i loro problemi e soluzioni, sia diventata uno “strumento dell’economia dell’apprendimento”: produttività e crescita (J.Stiglitz e B.Greenwald) finiscono per essere tradotti nel tema dell’apprendimento, che risulta indispensabile quando si vogliano individuare nuove soluzioni ai problemi emersi.

Qui da noi, c’è tutto un mondo in movimento nel campo della formazione, in particolare per rispondere alle necessità di tecnici con competenze digitali, in tutti i campi professionali, onde restare sul mercato e svilupparsi. Vediamo come oggi si presenta la situazione.

La francese Station F sopra citata ci collega all’italiano Binario F, il centro per la formazione tecnologica nei pressi della stazione Termini di Roma (3), inaugurato da Facebook, similmente a quanto fatto da Apple a Napoli per i centri di formazione e a quanto intende fare Microsoft. Esso è in via di forte espansione, ospiterà corsi e cicli di conferenze per fornire una formazione digitale/tecnologica e trasferire competenze tecniche, nella consapevolezza che lo sviluppo di un paese dipende molto anche da questa tipologia di competenze. Ciò potrà facilitare la nascita di StartUp e aumentare la possibilità di trovare lavoro nel settore del digitale.

Adecco ha sviluppato una piattaforma virtuale (Phyd) che ricorre alla intelligenza artificiale di Microsoft per la formazione.

Non intende essere da meno Google, che pur avendo già formato milioni di persone (ad esempio, sulla competenze tech), ora sviluppa un motore di ricerca focalizzato sulla digitalizzazione Pmi e StartUp.

Infine, Amazon, similmente alla Silicon Valley – che in America ha sviluppato progetti win-win, ha investito nella formazione per promuovere nuovi talenti tecnologici sviluppato un know-how assai rilevante – oltre a promuovere e sostenere progetti tecnologici innovativi, organizza in Italia delle Academy itineranti per formare artigiani e Pmi.

Buona lettura!

  • Da: Il sole-24 Ore, “Le competenze ripartono dai nuovi linguaggi”, del 14 ottobre 2018, estratto da pag. 11, a firma Pierangelo Soldavini.
  • Da: Il sole 24 Ore, “Investire nell’apprendimento si deve, ma che sia condiviso e inclusivo”, estratto da pag.11, a firma Luca De Biase.
  • Da: Il Foglio, “Le fabbriche della competenza”, del 13 ottobre 2018, pag. 7, a firma Eugenio Cau.
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