Nella mitologia greca, la storia di Pigmalione è stata narrata da Ovidio per spiegare come le aspettative possano influenzare un determinato risultato.
Lo scultore greco, dopo aver realizzato una statua rappresentante il suo ideale di femminilità, viene premiato dalla dea Venere per la sua dedizione all’amore, questa infatti esaudisce il suo desiderio e dà vita alla statua, trasformandola in Galatea.
In seguito il mito di Pigmalione è stato ripreso in diverse opere, la più famosa è sicuramente la commedia di George Bernand Shaw, e perfino in psicologia.
Di fatto attraverso lo studio del mito di Pigmalione, il noto ricercatore Robert Rosenthal è arrivato a confermare la teoria delle “profezie che si autoavverano”.
Un approfondito studio sui rapporti interrazziali e sul ruolo delle aspettative in questi contesti è stato fatto da Robert Merton nel 1948, prima ancora che da Rosenthal.
Merton aveva descritto la profezia che si autoavvera come “una supposizione che per il solo fatto di essere stata pronunciata, fa realizzare l’avvenimento presunto, aspettato o predetto, confermando in tal modo la propria veridicità”.
Quindi un’opinione anche se non veritiera, può portare una persona a comportarsi come predetto.
Lo studio di Rosenthal
Rosenthal e la sua équipe realizzarono un esperimento di psicologia sociale all’interno di un istituto scolastico americano. Innanzitutto fecero sottoporre tutti gli alunni di una classe delle elementari a un test di intelligenza, in seguito selezionarono un gruppo ristretto di bambini e li presentarono agli insegnanti come i migliori alunni della classe, ignorando totalmente i risultati del test. Annunciarono agli insegnanti che questo gruppo di bambini era molto promettente e che quindi avrebbero potuto aspettarsi da loro grandi risultati.
Dopo un anno, l’équipe ritornò nell’istituto per verificare i risultati dell’esperimento. Gli alunni che erano stati segnalati agli insegnanti come i migliori della classe avevano ottenuto grandi risultati dal punto di vista scolastico, incrementando notevolmente il loro rendimento scolastico e le loro capacità.
Il solo esprimere fiducia nelle capacità di quel gruppo ristretto di bambini aveva stimolato il loro interesse e il loro impegno verso lo studio.
Un giudizio negativo di un insegnante verso un alunno può influenzare la percezione che lo stesso alunno ha di sè stesso, mettendo in atto un circolo vizioso per cui il bambino una volta interiorizzato il giudizio si comporterà di conseguenza, rendendo veritiera l’opinione iniziale dell’insegnante.
Il discorso può spostarsi agli stereotipi, i quali sono fortemente resistenti al cambiamento. Nella nostra mente si attiva un meccanismo mentale per cui si cerca di individuare nel mondo delle nostre osservazioni solo quelle che ci permettono di confermare l’opinione iniziale che avevamo. È inoltre in forte correlazione con la cosiddetta “legge di Murphy” secondo la quale se ci aspettiamo che qualcosa di negativo accada questo accadrà sicuramente, proprio perchè finiremo per comportarci in modo da rendere veritiera la nostra supposizione.
Effetto Pigmalione in azienda
Questo effetto detto “effetto Pigmalione” o anche “effetto Rosenthal” si manifesta non solo nell’ambiente scolastico ma anche in altri contesti, in particolare tra capi e dipendenti in azienda. Le aspettative del capo nei confronti dei subordinati possono influenzare le relazioni interpersonali e determinare miglioramenti/peggioramenti delle performance.
Per riuscire a trasformare il circolo vizioso della profezia che si autoavvera in circolo virtuoso, ci sono alcuni pratici consigli da seguire:
- aspettarsi sempre il meglio dai propri collaboratori, poichè aspettative basse innescano la spirale della bassa autostima (effetto Golem)
- ricorrere a gratifiche e apprezzamenti in caso di risultati positivi
- prendersi la responsabilità delle performance del proprio team
- porre obiettivi sfidanti ma non irraggiungibili, cercando di ottenere dai propri collaboratori sempre un po’ di più.
Questo permette non solo di ottenere maggiori performance dai propri collaboratori, ma anche di divenire leader amati e apprezzati, che stimolano le persone a credere in se stesse e a migliorarsi.
Vi sono 5 problematiche da evitare quando si gestisce un gruppo di persone:
- evitare di creare un ambiente in cui vi è mancanza di fiducia
- non fare in modo che vi sia paura del conflitto e del confronto
- evitare che le persone non si prendano le proprie responsabilità
- evitare la mancanza di impegno
- evitare di trascurare i risultati
Articolo a cura di Riccardo Nava, Network Manager di ProntoPro, che volentieri pubblichiamo su Business Athletics.